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Questa distruzione violenta del potere dello Stato esistente e la sua sostituzione
con un nuovo potere, veramente organico, è descritta dettagliatamente
nella terza parte della "Guerra Civile". Ma era necessario ritornare
qui brevemente su alcuni tratti specifici, perché proprio in Germania
la fede superstiziosa nello Stato si è trasferita dalla filosofia
nella coscienza generale della borghesia e persino in quella di molti operai.
Secondo la concezione dei filosofi, lo Stato è la "realizzazione
dell’Idea", ovvero il regno di Dio in terra tradotto in linguaggio
filosofico, il campo dove la verità e la giustizia eterna si realizzano
o si devono realizzare. Di qui la superstiziosa venerazione dello Stato
e di tutto ciò che ha relazione con esso, venerazione che subentra
tanto più facilmente in quanto, fin da bambini, si è abituati
a immaginare che gli interessi comuni della società intera non potrebbero
essere meglio regolati di come lo sono stati fino al presente, cioè
per mezzo dello Stato e delle sue autorità debitamente stabilite.
E si crede già di avere fatto un passo estremamente audace, quando
ci si è liberati dalla fede nella monarchia ereditaria e si giura
nella Repubblica democratica. Ma, in realtà, lo Stato non è
nient’altro che una macchina per l’oppressione di una classe
da parte di un’altra, e questo nella Repubblica democratica non meno
che nella monarchia; il meno che si possa dirne, è che si tratta
di un male che viene lasciato in eredità al proletariato, vincitore
nella lotta per il dominio di classe, e del cui apparato non potrà
fare a meno di amputare subito nella più grande misura possibile,
come incominciò a fare la Comune, le parti più nocive, finché
una generazione cresciuta in condizioni sociali nuove, libere, non sia in
grado di disfarsi di tutto questo ciarpame dello Stato.
Il filisteo socialdemocratico recentemente è stato preso da un salutare terrore sentendo pronunciare l’espressione: dittatura del proletariato. Ebbene, signori, volete sapere come è questa dittatura? Guardate la Comune di Parigi. Quella fu la dittatura del proletariato.
(F. Engels, nel ventesimo anniversario della Comune di Parigi, pubblicato
come prefazione all’edizione del 1891 di: K. Marx, "La guerra
civile in Francia", da "F.Engels-K: Marx, 1871, La Comune
di Parigi", Edizioni Internationale-La Vecchia Talpa, 1975, p. 93).