Non c'è dubbio che pure l'"innocente" canzoncina delle streghe rispecchia – anche se da un'angolatura "altra" – il solito rapporto intrattenuto con gli animali non umani: potestà totale, reificazione, uso, consumo, introiezione, espulsione. La differenza è che, nelle pozioni magiche, anche dagli esseri "infimi", se non "inferi", l'antagonista del potere costituito pretende estrarre e sublimare, paradossalmente, virtù e principi vitali, come dal piombo l'oro. Sopravvive, cioè, la concezione panica, animistica, pre-cristiana, che presuppone una relativa simbiosi e intimità di comunicazione e "dialogo" con le altre forme viventi ("animate", appunto, da specifiche virtutes che è possibile individuare e far proprie), una separazione dalla natura non ancora pienamente realizzata. Ma quel che unisce il mondo notturno delle streghe e quello diurno della legge e dell'ordine è la medesima PRASSI, in cui tutti gli animali (nonché gli uomini "inferiori") risultano a completa disposizione del tirannoantropo. E' perciò che il messaggio antispecista è oggi in assoluto il più rivoluzionario ed eroico – e quello che suscita, a "destra" come a "sinistra", le resistenze più furiose: rimette in discussione i FONDAMENTI alienati della civiltà, senza barriere e senza frontiere. Nel disastro del capitalismo letale-spettrale è l'UNICA voce che alluda a una possibilità di vita superiore, non chimerica, per tutti gli esseri.